Sempre più persone valutano seriamente di lasciare il lavoro per fare startup, spinte dal desiderio di indipendenza, dall’insoddisfazione verso il proprio impiego o dalla voglia di dare forma a un’idea. Ma il salto non va improvvisato: costruire una startup richiede metodo, validazione, pianificazione e un mindset imprenditoriale solido. Mollare tutto per inseguire un’idea non è più solo una fantasia da Silicon Valley. Sempre più persone, in Italia e non solo, stanno seriamente valutando di lasciare un lavoro stabile per avviare una propria impresa, spesso in ambito tech o innovazione.
La motivazione c’è: voglia di libertà, di realizzazione personale, di costruire qualcosa di proprio. Ma attenzione: diventare imprenditore non significa solo “fare quello che ti piace” — significa diventare responsabile di ogni aspetto di ciò che costruisci, dal primo wireframe alle relazioni con i clienti, dagli errori di codice alle scelte finanziarie.
E se la libertà imprenditoriale è reale, lo sono anche i rischi. Per questo, in Peekaboo lavoriamo ogni giorno per aiutare aspiranti founder a trasformare un’idea in un business solido, partendo dal metodo e non dall’istinto.
Ecco, quindi, cosa devi assolutamente fare prima di lasciare il lavoro, per fare davvero startup e non solo “provare a vedere se funziona”.
Le idee non cambiano il mondo, i problemi sì
Uno degli errori più comuni è pensare che basti avere un’idea “geniale” per giustificare il salto. Ma la verità è semplice e a volte dolorosa: le idee non valgono nulla se non risolvono un problema reale.
Inizia da una domanda fondamentale: a chi serve davvero quello che voglio costruire? E non basta crederci tu. Serve che il mercato lo dimostri.
Fermati e chiediti:
- Ho intervistato almeno 10–20 persone che potenzialmente userebbero il mio prodotto?
- Ho osservato il problema nel contesto reale in cui si manifesta?
- Ho fatto qualche test, anche solo con una landing page o un prototipo base, per raccogliere dati?
Una startup nasce per risolvere un problema meglio, più velocemente o più economicamente di come viene risolto ora. Fino a che non dimostri che qualcuno è disposto a pagare (in soldi o tempo), stai solo fantasticando.
Fare startup non è un salto nel vuoto. È un cambio di paradigma
Passare da dipendente a founder non è solo una questione di contratto. È un cambio di mentalità totale. Come dipendente, esegui compiti in un sistema strutturato. Come founder, sei tu a costruire il sistema e, nei primi mesi, spesso lo fai da solo.
Questo significa abituarsi a un livello d’incertezza costante. Nessuno ti dice se sei sulla strada giusta. Nessuno ti dà uno stipendio a fine mese. E, almeno all’inizio, non c’è nemmeno un team con cui confrontarsi.
Devi chiederti con onestà:
- So tollerare lunghi periodi di ambiguità?
- Riesco a prendere decisioni importanti con pochi dati?
- So gestire la pressione (e la solitudine) che derivano dal dover “tenere tutto in piedi”?
Molti founder raccontano che il primo anno è più un lavoro su di sé che sul prodotto. Il mindset imprenditoriale va allenato, e puoi iniziare a farlo anche mentre sei ancora nel tuo ruolo attuale.
Prepara un piano prima di dare le dimissioni
Fare startup non è solo sogno, è anche execution. E senza un minimo di pianificazione, rischi di bruciare soldi, energie e motivazione prima ancora di validare qualcosa.
Ecco cosa non dovrebbe mancare nel tuo piano personale prima del salto:
- Un budget personale che copra almeno 6–12 mesi di vita senza entrate (meglio se con un po’ di margine).
- Una mappa dei costi iniziali, anche approssimativa: strumenti, consulenze, tecnologia, comunicazione.
- Una timeline realistica: quanto tempo ti serve per validare il problema, costruire un MVP e trovare i primi utenti?
- Una check-list delle competenze che ti mancano: chi può affiancarti? Cosa puoi imparare da solo?
Un piano serve anche per comunicare in modo credibile con eventuali co-founder, mentor o investitori. Nessuno si fida di chi “ha un’idea e vuole provarci”.
Comincia mentre lavori
Uno dei consigli più preziosi: inizia a costruire prima di lasciare il lavoro. Il tuo attuale impiego è la tua prima fonte di autofinanziamento. Sfruttalo per testare, capire, sbagliare — senza la pressione del “devo guadagnare subito”.
Non serve lanciarsi a tempo pieno dal giorno uno. Inizia in parallelo:
- Intervista utenti.
- Prepara una landing.
- Prototipa con strumenti low-code.
- Scrivi contenuti per costruire autorevolezza e attrarre una community.
Ogni passo in avanti è una conferma in più che il tuo progetto può vivere anche fuori dalla tua testa. E più validi mentre sei ancora “coperto”, più puoi fare un salto consapevole — non disperato.
Il network è la tua assicurazione
Se c’è una cosa che ogni founder ti dirà, è questa: non puoi farcela da solo. Le connessioni giuste accelerano il percorso più di qualsiasi hack tecnico. Il tuo network è il tuo primo capitale: visibilità, feedback, contatti, potenziali partner.
Quindi prima ancora di staccarti:
- Partecipa a eventi legati al mondo startup.
- Entra in community di founder (anche online).
- Chiedi mentorship e feedback, anche su LinkedIn.
Essere circondato da persone che vivono lo stesso percorso, o ci sono già passate, ti aiuta ad anticipare gli errori e ridurre la curva di apprendimento. E non è raro che proprio da lì nascano opportunità inaspettate.
Quando è davvero il momento giusto per lasciare il lavoro?
Non esiste un “semaforo verde”, ma ci sono indicatori concreti che ti aiutano a capire se è il momento:
- Hai validato il problema con utenti reali.
- Hai iniziato a costruire qualcosa di tangibile (landing, prototipo, lista utenti).
- Hai un fondo personale che ti copre almeno 6 mesi.
- Hai già una piccola rete di supporto: mentor, co-founder, advisor.
- Hai chiaro cosa farai nei prossimi 3–6 mesi, anche se non tutto sarà definito.
Quando queste condizioni sono presenti, il passaggio da lavoro a startup non è più un salto nel buio, ma un’evoluzione naturale. Sarà comunque sfidante — ma sarai molto più attrezzato per affrontarlo.
Il coraggio ti serve, ma la strategia ti salva
Sognare di costruire qualcosa di proprio è legittimo. Anzi, è sano. Ma se vuoi davvero fare startup, serve metodo: testare prima di partire, costruire prima di lasciare, pianificare prima di sognare troppo.
Nel nostro ecosistema vediamo ogni giorno founder che riescono a lanciare startup sostenibili perché non hanno improvvisato. Hanno trasformato il sogno in progetto, e il progetto in processo.
Quindi non chiederti solo “ce la farò?”, ma: “sto costruendo le condizioni per farcela?”.