Ogni giorno, imprenditori e aspiranti founder si trovano di fronte a scelte complesse, in grado di influenzare profondamente il corso della loro vita. La paura, in questi casi, è una compagna inevitabile. Tuttavia, esiste uno strumento ideato proprio per gestire questo sentimento e superare gli ostacoli: il fear setting.
In questo articolo esploreremo come il fear setting possa diventare un alleato per riconoscere le proprie paure, superare i blocchi mentali e scegliere con maggiore consapevolezza.
Cos’è il fear setting e perché può cambiarti la vita
Superare gli ostacoli con il metodo del fear setting è un concetto che è stato sviluppato da Tim Ferriss, imprenditore, autore e speaker. A differenza del più noto “goal setting” (la pianificazione degli obiettivi), il fear setting si concentra su qualcosa di spesso ignorato: le paure che ci trattengono dall’agire.
Ferriss parte da un presupposto semplice, ma spesso ignorato: molti fallimenti non derivano da un piano mal realizzato, ma dalla paura di iniziare. Per questo propone un esercizio strutturato che aiuta a identificare ciò che spaventa, valutarne le reali conseguenze e prendere decisioni informate, anziché paralizzate dal timore.
Nel suo celebre TED Talk, Ferriss racconta come il fear setting sia stato decisivo in alcuni dei momenti più critici della sua vita professionale, offrendo un metodo pratico per uscire dalla comfort zone e affrontare l’incertezza.
Il metodo: affrontare le proprie paure
Il fear setting si basa su un principio fondamentale: guardare in faccia le proprie paure per superarle. Anziché stilare la classica lista di obiettivi, si compila una mappa delle paure legate a una scelta difficile. Non si tratta di un esercizio teorico: è un vero e proprio strumento operativo.
Tim Ferriss ha reso disponibile un template suddiviso in sette passaggi che aiutano a esplorare la paura da ogni angolazione possibile, fino a renderla meno spaventosa e più gestibile.
Analizzare la paura più grande
Il primo step consiste nel identificare la paura predominante. Qual è lo scenario peggiore che si teme si possa realizzare se si facesse quella scelta che si continua a rimandare? Per prima cosa occorre riflettere su questo scenario.
Poi serve porsi alcune domande:
- Questa paura rappresenta davvero una catastrofe?
- Quanto sarebbe grave il suo impatto, su una scala da 1 a 10?
- Sarebbe un effetto permanente o temporaneo?
- Qual è la probabilità reale che si verifichi questo scenario?
Mettere nero su bianco questi pensieri aiuta a ridimensionare l’ansia e a valutare i rischi con più oggettività.
Valutare la possibilità di recupero
Poi si pone caso che lo scenario peggiore si realizzi. È davvero irreparabile? Spesso ci si rende conto che anche le conseguenze più spiacevoli possono essere superate più facilmente del previsto.
Questa fase serve per ricordare che nelle difficoltà è possibile reagire, adattarsi e ricominciare. Il fallimento, per quanto doloroso, raramente è definitivo.
Stimare i benefici del coraggio
Una volta visualizzati i rischi, serve chiedersi: cosa si può guadagnare da questa decisione?
Ci si deve concentrare non solo sugli aspetti economici, ma anche sulla crescita personale, sulla libertà, sulla soddisfazione professionale. Va valutato quanto è probabile che le cose vadano per il verso giusto e quanto questo potrebbe avere effetti positivi.
Simulare un colpo duro (come il licenziamento)
Immaginando un evento critico, come perdere il lavoro da un giorno all’altro, ci si può chiedere quanto tempo richiederebbe riorganizzarsi? Quanto soffrirebbero davvero le proprie finanze?
Questa esercitazione mentale serve a rinforzare la resilienza scoprendo che spesso si è più preparati di quanto non si creda ad affrontare l’imprevisto.
Riflettere su ciò che si perde restando fermi
La paura non è solo qualcosa da temere: è anche qualcosa che impedisce di ottenere ciò che si desidera. Ogni volta che si rimanda una decisione importante, si rinuncia a esperienze, cambiamenti, opportunità.
Molto spesso, dietro le paure più grandi si nascondono proprio i desideri più autentici. Prendere consapevolezza di cosa si sta perdendo può diventare la spinta per agire.
Calcolare il costo dell’inazione
Infine, ci si deve chiedere: quanto costa rimanere fermo? Non solo in termini economici, ma anche psicologici, relazionali e di benessere.
Dove ci si pensa in cinque o dieci anni se si continua a rimandare? Cosa non migliorerà mai se non si agisce? Rispondere a queste domande aiuta a capire che anche l’inazione ha un prezzo.
Conclusione: esercizio quotidiano
Il fear setting non è un metodo miracoloso, ma un allenamento mentale che permette di affrontare decisioni difficili con più razionalità. Tutti hanno paura. Ma la paura può diventare un’alleata, se si impara a riconoscerla, scomporla e superarla un passo alla volta.