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Spesso si fa confusione tra acceleratore e incubatore. Si tratta di due cose piuttosto simili, ma con qualche differenza che devi conoscere...

Tempo di lettura: 5 min

Molti membri della community ci chiedono cosa sono gli incubatori e gli acceleratori di impresa e quali sono le principali differenze.

Partiamo da ciò che hanno in comune:

Incubatori ed Acceleratori sono organizzazioni che supportano la crescita delle startup nelle fasi iniziali (early stage).

INCUBATORI

Gli incubatori agiscono in una fase embrionale di sviluppo dell’idea, nella cosiddetta fase di “Idea Validation”  ovvero quando la startup non è altro che un’idea, spesso senza team, senza prodotto e senza una validazione di mercato.

Gli incubatori supportano le startup fornendo loro i servizi necessari a compiere i primi del proprio cammino tra rischi e incertezze per questo motivo avere qualcuno che ha già percorso l’intera strada (mentor) è fondamentale per crescere.

I principali servizi che offrono gli incubatori sono:

  • Affitto degli spazi di lavoro (co-working)
  • Mentorship e consulenze specifiche, ad esempio in ambito legale, fiscale/amministrativo e tecnico
  • Formazione a supporto del team

Non è detto che un incubatore offra tutti i servizi, ci sono incubatori di startup che si focalizzano su un servizio specifico ed altri che sono più trasversali e offrono l’intero pacchetto di servizi.

Nascono spesso nei pressi delle università, possono essere organizzazioni pubbliche o legate ai poli universitari. Tra questi troviamo ad esempio il PoliHub, all’interno del Politecnico di Milano, o i3P all’interno del Politecnico di Torino.

Anche Peekaboo nasce come incubatore universitario, visto che la nostra storia ci vede partire all’interno del Campus X dell’Università di Roma Tor Vergata, prosegue con il Lean Startup Program e con i successivi programmi fino all’avvento della piattaforma di formazione e pre-accelerazione online e il riconoscimento come incubatore certificato.

Tra gli incubatori molti sono privati e il loro “business model” è basato sulla vendita di servizi alle startup. Solitamente mettono a disposizione tutti i servizi necessari già citati in cambio di convertible note ovvero uno strumento di finanziamento che permette di raccogliere fondi con velocità.

Per spiegarlo meglio, la convertible note è un titolo obbligazionario che viene emesso dalla startup innovativa verso l’incubatore al quale la startup potrà restituire il capitale investito oppure darà la possibilità all’incubatore di convertire il titolo in azioni della startup solo al verificarsi di specifiche condizioni.

In Italia è presente anche un elenco degli “Incubatori Certificati”, anche se questo elenco è stato spesso criticato, per i requisiti necessari a richiedere la certificazione.

ACCELERATORI

Gli acceleratori operano in una fase successiva rispetto agli incubatori, ovvero quando la startup ha raggiunto già una validazione di mercato.

Questo perché gli acceleratori sono dei veri e propri investitori professionali in startup. Non investono in idee, ma in startup validate sul mercato.

Per darvi un’idea più precisa, tra i criteri di selezione più comuni per gli acceleratori ci sono:

  • Team: un team pronto ad affrontare il percorso disposto a lavorare full time sulla propria idea
  • MVP: prodotto/servizio utilizzato per generare metriche di mercato
  • Traction: metriche di mercato come ad esempio il fatturato, utenti attivi, ecc.

Senza questi tre elementi è praticamente impossibile essere presi da un acceleratore perciò investite bene il vostro tempo nel creare un team valido e competente, sviluppare un MVP e validare la soluzione sul mercato.

Il modello degli acceleratori di startup nasce nel 2005 con Y Combinator, il primo acceleratore del mondo e ad oggi anche il migliore. Da Y Combinator sono nate startup che tutti conosciamo come ad esempio: AirBnBDropbox e Stripe.

Il modello di Y Combinator è semplice:

selezionano 60 – 70 startup ogni batch (programma di accelerazione) due volte l’anno.

L’investimento ammonta a 150 K$ in cambio del 7% della società con lo strumento del Convertible Note che abbiamo visto precedentemente.

Senza entrare in dettagli di tipo tecnico, basterà una semplice divisione matematica per comprendere che il valore della startup nel momento in cui Y Combinator decide di investire deve essere superiore ad 1,5 milioni di dollari per questo motivo non basta avere un’idea, ma occorre un team coinvolto full time, un MVP e metriche di mercato valide al punto da convincere Y Combinator della bontà del progetto.

Considerate che essere selezionati da Y Combinator è molto difficile. Per ogni batch ci sono decine di migliaia di application e le probabilità di entrare è circa 1 su 1.000, per questo motivo il solo fatto di essere stati selezionati da Y Combinator fa aumentare il valore della startup.

Lo scopo di Y Combinator, come quello di tutti gli acceleratori di startup e più in generale come tutti gli investitori di startup, è quello di ottenere un multiplo sul capitale investito nel minor tempo possibile, solitamente qualche anno. Si tratta di un investimento ad alto rischio considerato che la probabilità di fallimento delle startup si aggira attorno al 90%.

Durante il programma di accelerazione, che nel caso di Y Combinator dura 3 mesi, i founder della startup lavorano senza sosta per far crescere il più possibile la metrica di mercato principale con una media di crescita settimanale del 5 – 7% facendo al contempo aumentare il valore della startup stessa.

I founder possono confrontarsi e ricevere la mentorship (consigli) da parte di imprenditori di successo delle precedenti edizioni, piuttosto che top manager di aziende del calibro di Google, Facebook, Apple, Tesla, ecc.

I programmi di accelerazione si concludono con un evento di presentazione delle migliori startup del programma agli investitori, al fine di consentire alle startup di raccogliere il capitale necessario per sostenere le fasi successive di crescita.

In questa fase ciò che conta è il pitch deck ovvero una breve presentazione in slide che il team utilizza per dare una veloce ed esaustiva panoramica del piano di business durante gli incontri con potenziali investitori, co-fondatori, partner e clienti.

Il grande successo di Y Combinator ha fatto sì che il modello degli acceleratori di startup si diffondesse rapidamente in tutto il mondo.

In Italia il principale acceleratore di startup è Luiss Enlabs, che ha un modello simile a quello di Y Combinator, anche se dei fondi ricevuti una parte sono destinati a finanziare il programma di mentorship e gli spazi per le startup (per i puristi viene considerato un modello ibrido incubatore-acceleratore).

Alcune delle startup che hanno svolto il programma di incubazione in Peekaboo, sono poi state accelerate da Luiss Enlabs.

DA INCUBATORE AD ACCELERATORE: LA STORIA DI PLUG AND PLAY

Per concludere, vi racconto una storia che ho appreso in Silicon Valley e che ha davvero dell’incredibile: la storia della nascita del più grande acceleratore di startup B2B nel mondo, Plug and Play.

Plug and Play nasce come un vero e proprio incubatore. In particolare, era il luogo scelto dai fondatori di Google e Paypal per far crescere le proprie startup, in quanto a pochi km da Stanford.

La curiosità è questa: all’epoca i fondatori di Google non avevano i soldi per pagare uno spazio di lavoro come spesso succede alle startup.

Per questo motivo il fondatore Saeed Amidi  fece loro la proposta di pagare l’affitto in parte con soldi ed in parte con l’equity della startup. Ci aveva visto lungo ed in quel momento stava dando vita a quello che in pochi anni sarebbe diventato uno dei principali acceleratori della Silicon Valley.

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