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10 errori che quasi tutti i founders prima o poi commettono

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Ho un’idea vincente, mi servono investitori

L’entusiasmo è prezioso, ma oggi chi finanzia vuole evidenze di traction, revenues o preordini. Prima di bussare alla porta di un fondo, assicurati di averle ovvero chiarisci prima le ipotesi e metti in fila numeri semplici (cac, ltv). Non andare da un invetitore prima di aver validato la tua idea, il rischio di essere “rimandato a settembre” è alto. Se invece hai una validazione, per prepararti bene alla conversazione, costruisci un investor deck essenziale e leggibile: struttura, sequenza delle slide, assunzioni e metriche devono essere cristalline (guida all’Investor deck).

“Prima di raccontarti l’idea devo farti firmare un NDA”

Quante volte lo sentiamo. Ma è davvero giusto firmare un NDA? Un NDA ha senso quando ci sono asset sensibili (codice, dati, termini commerciali), non per un’idea in bozza. Al contario, condividere presto la tua idea con persone del segmento, accelera l’apprendimento e ti regala i primi beta tester. Il vantaggio competitivo nasce dall’esecuzione e dalla velocità con cui impari cosa funziona davvero e un business angel ad esempio, in questa fase, valuta soprattutto il team e la sua proattività.

“Voglio fare un’app”

Un’app è una forma, non una strategia. Store affollati di app e costi di acquisizione clienti alle stelle richiedono una promessa forte e un primo valore raggiungibile in pochi minuti. Prima di investire nello sviluppo nativo, prototipa con strumenti leggeri, aiutati con l’AI, testa messaggi e pricing, verifica canali e frizioni di onboarding. Potresti scoprire che l’app è solo un di cui del tuo business model.

“Ad oggi non esiste nulla di simile sul mercato”

Quasi sempre qualcuno sta già risolvendo quel problema, magari in modo imperfetto, ma ci sta provando. Cercare competitor non sminuisce l’idea: aumenta anzitutto le probabilità che il problema esista e sia oggettivo. Inoltre, ti mostra come la soluzione ideata sta cercando di risolvere quel dato problema e, soprattutto, se ci sta riuscendo. Prendi tutte le informazioni possibili, valuta tutte le alternative, il posizionamento, prezzi e standard di esperienza. Se non li trovi, amplia lo sguardo alle soluzioni sostitutive e all’opzione “non fare nulla”. Per fare ordine su numeri e contesto, torna alle basi con un’analisi di mercato per startup: segmenti, dimensioni, trend, barriere. Se non trovi un problema reale e oggettivo da risolvere, allora è normale che “ad oggi non esista nulla di simile sul mercato”.

“Ho già definito tutte le funzionalità, mi serve solo qualcuno che le sviluppi”

Costruire tanto prima di validare porta a sprecare tempo e budget. Meglio pochi esperimenti a ciclo breve: demo cliccabili, landing con lista d’attesa, smoke test di prezzo. Decidi criteri di successo in anticipo (es. % iscritti che arrivano al primo valore) e promuovi solo ciò che genera segnali reali. Qui una guida pratica su come rendere l’MVP davvero efficace (anche vendendolo prima di lanciarlo): MVP efficace.

“Ne ho parlato in giro e sono tutti entusiasti”

I complimenti degli amici scaldano, ma spoiler: non sono un test, anzi. Raccontare subito l’idea sposta l’attenzione da ciò che, nella realtà, davvero conta. Ossia il Problema. Se fai innamorare tutti della tua idea, allora il rischio di “cadere” è alto. E’ necessario che, prima di esporre l’idea, si vada a mappare il problema che andresti a risolvere e se questo è sentito o meno. Serve quindi innamorarti del problema, non dell’idea. Servono conversazioni con persone che pagherebbero per risolvere il loro problema. Chiedi storie concrete (“l’ultima volta che…?” , ”hai mai avuto il problema di?”), incontra le persone, offrigli un caffè, chiedigli una call di 20min, non mandare survey da compilare. Segna tutto quello che dicono, mappa alternative, misura disponibilità a pagare e prova pre-ordini o depositi rimborsabili. Per strutturare bene le interviste e ridurre bias, usa le tecniche della Customer Discovery.

“Sono sicuro che il problema esiste perché è capitato a me”

L’esperienza personale è un buon innesco ma è un indizio, non una prova. E se è vero che tre indizi possono fare una prova, allora hai ancora strada da fare. Verifica quindi che il problema sia frequente e “doloroso” per un gruppo definito e che le soluzioni attuali siano davvero insoddisfacenti. Se non emergono comportamenti chiari, probabilmente stai inseguendo un non-problema: torna alla discovery e ristringi il segmento per non cadere nell’innamoramento dell’idea.

“Il target sono uomini e donne dai 20 ai 60 anni”

Se parli a tutti, non parli a nessuno. All’inizio scegli una nicchia particolarmente disperata e “mappala”, ovvero capisci che caratteristiche hanno: stesso problema, contesto d’uso simile, canali raggiungibili. Questo rende più facili messaggi, prezzo e ciclo di vendita. Quando trovi segnali di fit (attivazione, retention), allarghi ad adiacenze vicine.

“Il mio team è completo, siamo amici da anni”

La fiducia aiuta, ma servono competenze complementari, ruoli chiari, processi di decisione e accordi trasparenti (equity, vesting). Definite come gestire i conflitti e quali sono i rituali (retro, priorità settimanali). Un team forte sa dire “no” a feature attraenti e sa dialogare quando non si è in accordo. Un team forte lascia correre le attività non prioritarie, sa guardarsi in faccia e fermarsi quando i dati non reggono.

“Voglio realizzare qualcosa di mio”

Questo è un grande “boost” per l’avvio di un’idea che può diventare startup. La motivazione personale è il carburante, il team è il motore, il metodo è il navigatore. Il percorso si regge solo sui feedback di mercato ovvero su numeri e ipotesi: costo di acquisizione, pricing, break-even, scenari di crescita. Procedi per passi, valida la proposta con clienti reali e usa strumenti di pianificazione leggeri. Per far crescere l’awareness e alimentare i primi loop di acquisizione a budget contenuto, sfrutta in modo pratico l’AI generativa: qui una guida a ChatGPT per crescere con spunti che puoi testare in pochi giorni.

Conclusioni

Realizzare un’idea vuol dire fare impresa. Per fare impresa devi accettare di navigare nell’ignoto, devi avere “fame” di sbagliare e imparare più in fretta: pochi test ben disegnati, metriche chiare, capacità di cambiare rotta senza innamorarsi della prima soluzione.

E questo che facciamo nel nostro Lean Startup Program! Aiutiamo chiunque abbia un’idea a cimentarsi nel ruolo imprenditoriale e nelle relative sfide, quotidiane e ignote, che si celano dietro il “fare impresa”.

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