Nel mondo delle startup, comprendere il valore della propria azienda è una priorità fondamentale, specialmente quando ci si avvicina a un round di investimento. È qui che entra in gioco il Venture Capital Method (VC Method): un metodo pensato specificamente per valutare le startup in fase early-stage, dove l’incertezza è alta ma il potenziale di crescita è significativo.
“Quanto vale la mia startup?” è una domanda ricorrente tra i founder, ma ottenere una risposta precisa con i metodi tradizionali di valutazione aziendale può risultare fuorviante.
Il Discounted Cash Flow (DCF) e i multipli di mercato, seppur largamente utilizzati nel contesto corporate, mostrano forti limiti quando applicati a realtà giovani e non ancora profittevoli.
Flussi di cassa instabili o negativi, assenza di metriche consolidate e modelli di business in via di validazione rendono necessario un metodo alternativo.
Il VC Method nasce per colmare proprio questa lacuna: consente di stimare il valore attuale di una startup partendo da ipotesi future di crescita e ritorno per l’investitore, rappresentando così un ponte tra visione e realtà finanziaria.
1. Perché valutare la mia startup?
Valutare una startup non è solo un esercizio teorico: è una necessità strategica per guidare decisioni, attrarre investitori e affrontare il mercato con consapevolezza.
Da founder, potremmo aver bisogno di stimare il valore della nostra startup per affrontare i diversi stadi di crescita, come seed ed early-stage, fino all’exit, ciascuno dei quali richiede nuove risorse, soprattutto finanziarie. In un contesto altamente competitivo, conoscere il proprio valore è essenziale per raccogliere capitali e negoziare in modo equo con potenziali investitori.
Anche per gli investitori, la valutazione è uno strumento fondamentale: consente di stabilire se vale la pena investire tempo, capitale e competenze in una determinata realtà. In altre parole, nessun investimento avviene senza una valutazione, anche preliminare, della startup.
Infine, la valutazione è indispensabile per affrontare momenti chiave come i round di finanziamento o la definizione di una exit strategy, in cui il valore stimato diventa la base per definire le quote, il ritorno atteso e le modalità di uscita dal capitale.
In sintesi, valutare una startup significa dare un valore concreto a una visione imprenditoriale, per poterla trasformare in un’operazione sostenibile, scalabile e attraente agli occhi del mercato.
2. Come NON valutare una startup early-stage
Molto spesso si commette l’errore di voler applicare meccanicamente i metodi di valutazione tradizionali al contesto startup. Ma perché questa trasposizione è così problematica?
Le ragioni sono molteplici:
2.1 Multipli di mercato
Il metodo dei multipli, se utilizzato da solo, è uno strumento fragile. L’uso di indicatori come EV/EBITDA o EV/Sales, sebbene diffusi, rischia di offrire una visione miope del valore reale, trascurando elementi fondamentali come il margine lordo (Gross Margin) o i tassi di crescita.
Inoltre, anche ammesso che il metodo sia applicabile con rigore, risulta spesso inadeguato nel mondo startup: molte startup early-stage presentano multipli negativi o, in alternativa, multipli peculiari e non confrontabili con quelli di aziende più mature o quotate.
2.2 Cash flow: assenza di dati proiettabili
Dopo aver superato le prime sfide legate all’idea, al team e alla validazione del mercato, una delle difficoltà più rilevanti per una startup è capire come generare flussi di cassa.
Nelle fasi iniziali, è frequente che le startup non abbiano ancora un modello di monetizzazione definito, oppure presentino flussi di cassa negativi. In questo scenario, non solo è difficile stimare con precisione i cash flow futuri, ma spesso è impossibile attualizzarli in modo realistico.
2.3 Tasso di crescita (g): una variabile troppo instabile
Anche nel caso in cui una startup riesca a produrre flussi di cassa positivi, stimarne il tasso di crescita su un orizzonte di cinque anni – come richiesto dai modelli classici di valutazione – è estremamente arduo.
L’andamento della crescita in contesti ad alta incertezza come quello startup è intrinsecamente instabile e soggetto a forti oscillazioni.
In sintesi, ci ritroviamo sempre al punto di partenza: “Ma quanto vale davvero la mia startup?”
3. Il Venture Capital Method – un esempio pratico
Il metodo di valutazione oggi più comunemente adottato per stimare il valore di una startup è il Venture Capital Method (VC Method).
Si tratta di un approccio ibrido che prende spunto dai metodi tradizionali, in particolare quello dei multipli e del Discounted Cash Flow, adattandoli alle peculiarità del contesto startup, attraverso una serie di semplificazioni, assunzioni e aggiustamenti.
In altre parole, il VC Method non reinventa la ruota, ma traduce i principi della finanza tradizionale in un linguaggio compatibile con realtà caratterizzate da alta incertezza, assenza di flussi di cassa attuali e potenziale di crescita elevato.
Per chiarire come funziona il Venture Capital Method, consideriamo un esempio concreto. Apri excel:
- Si parte dalla selezione di un gruppo di aziende comparabili, idealmente quotate in borsa e attive nello stesso settore e contesto geografico della startup da valutare. Di queste aziende, si prende in esame un multiplo comunemente utilizzato, ad esempio:
- EV/EBITDA.
- EV/Sales (come nell’esempio realizzato).
Non scontati | EV/Sales |
Alfa | 4,54x |
Beta | 2,1x |
Gamma | 1,7x |
Media | 2,78x |
Mediana | 2,10x |
- Poiché il campione di riferimento è costituito da aziende quotate, è fondamentale applicare uno sconto ai multipli rilevati, per tenere conto delle profonde differenze rispetto a una startup. Le società quotate, infatti, presentano caratteristiche strutturali molto diverse: dimensioni maggiori, una storia consolidata, accesso agevolato al capitale e un rischio percepito decisamente inferiore.
Per questo motivo, i multipli di mercato non possono essere utilizzati in modo diretto. È necessario applicarvi un fattore di sconto correttivo, che tenga conto del profilo di rischio e delle incertezze tipiche di una startup.
Nel nostro esempio, ipotizziamo uno sconto del 30%, ottenendo così:
Scontati | EV/Sales |
Alfa | 3,178x |
Beta | 1,47x |
Gamma | 1,19x |
Media | 1,946x |
Mediana | 1,47x |
In questo esempio è utile porre l’attenzione su due considerazioni importanti:
3.1 Calcolo della mediana
Nel caso del Venture Capital Method, il calcolo della mediana ha rappresentato un’operazione accessoria. Avendo a disposizione un campione molto ridotto (solo tre aziende) con multipli tra loro omogenei, la mediana risulta pressoché coincidente con la media, rendendo il confronto poco significativo.
Tuttavia, man mano che la numerosità del campione aumenta, il calcolo della mediana diventa essenziale, soprattutto in presenza di una potenziale elevata varianza o presenza di outlier.
Per una maggiore robustezza statistica, è possibile supportare l’analisi con strumenti come il Box Plot, che consente di visualizzare rapidamente eventuali anomalie nei dati, evidenziando aziende con multipli significativamente distanti dalla distribuzione centrale.
La decisione di escludere o meno questi outlier resta a discrezione dell’analista, e va valutata caso per caso. È necessario considerare fattori qualitativi come la reale comparabilità di quell’azienda con la startup in analisi (per settore, dimensione, area geografica, stadio di sviluppo), nonché l’esperienza e il giudizio dell’analista stesso.
3.2 Aziende quotate vs. aziende private: accessibilità dei dati
Nel nostro esempio, per semplicità, abbiamo selezionato un campione di aziende quotate, le cui metriche finanziarie e multipli di mercato sono facilmente reperibili grazie alla trasparenza imposta dalla regolamentazione. Tuttavia, qualora si volesse ampliare l’analisi a società non quotate, è possibile farlo attingendo a database specializzati che raccolgono dati su transazioni private e valutazioni di mercato.
Tra i più utilizzati a livello professionale troviamo, ad esempio:
- BeBeez Private Data: database che traccia tutte le operazioni di private equity, venture capital e private debt relativo a PMI italiane non quotate;
- Registro Imprese (Camera di Commercio): portale ufficiale che permette l’accesso ai dati di tutte le imprese italiane, incluse quelle quotate.
- AIDA: banca dati che contiene bilanci, dati anagrafici e informazioni su partecipazioni e rating di tutte le società di capitali italiane.
- Pitchbook: fornisce dati e analisi su aziende private e investimenti nel private capital a livello global. Fornisce dati dettagliati su fondi, transazioni e performance di aziende non quotate, con aggiornamenti trimestrali sui rendimenti dei fondi di private equity e venture capital.
- MorningStars: fornisce dati e analisi di mercati pubblici e fondi d’investimento.
- YahooFinance: aggregatore di dati finanziari e quotazioni di società quotate, con strumenti di facile accesso per investitori retail.
- Crunchbase (private): piattaforma che raccoglie e organizza informazioni su aziende, startup e organizza informazioni su aziende, startup, investimenti, investitori e trend di mercato nel mondo dell’innovazione e della tecnologia.
- Dealroom (private): piattaforma di intelligence e analisi dati strutturati e aggiornati su startup, scaleup, investitori, round di finanziamento, mercati e innovazione.
Quindi, Stimiamo i valori forward dei Sales della nostra startup, tipicamente da Business Plan su 3-5 anni, che miriamo di ottenere da qui a n anni:
2028 | Sales |
#lamiastartup | 5.000.000€ |
- Sfruttando il valore medio (o mediano dei multipli), in base alla dimensione del campione e all’eventuale presenza di outliar, possiamo procedere alla valutazione della nostra startup. Stimiamo l’Exit value come prodotto tra revenues in exit period e Discounted EV/Sales (moltiplicatore).
2028 | Exit Value (Calcolato su Sales) |
#lamiastartup | 9.730.000€ |
- Sebbene il valore ottenuto rappresenti una stima prospettica del valore della nostra startup, esso non tiene ancora conto di tre elementi fondamentali, che devono necessariamente essere integrati per ottenere una valutazione più completa e realistica:
- Posizione Finanziaria Netta (PFN)
Rappresenta la differenza tra le disponibilità liquide e l’indebitamento finanziario della startup. In pratica, è l’ammontare di risorse effettivamente disponibili oggi per sostenere le attività operative. Un saldo positivo aumenta il valore dell’equity, uno negativo lo riduce. - b. Orizzonte temporale
L’Enterprise Value appena calcolato rappresenta il cosiddetto Terminal Value, ovvero il valore atteso della startup in un orizzonte di medio-lungo periodo (es. 5 anni). Tuttavia, per ottenere una valutazione attuale, è necessario attualizzare questo valore, riportandolo al presente mediante l’applicazione di un tasso di sconto coerente con il rischio percepito dell’investimento. - c. Tasso di crescita
La stima del tasso di crescita dei flussi futuri è sempre un esercizio complesso, tanto nel mondo corporate quanto nel contesto startup. Nel caso di una startup, il potenziale di crescita è spesso latente e difficile da quantificare con precisione. Ciononostante, è necessario formulare un’ipotesi ragionevole per poter procedere all’attualizzazione.
- Posizione Finanziaria Netta (PFN)
Ipotizzando che vi sia un certo livello di cassa e di debito, sommiamo il secondo e sottraiamo il primo (in quanto l’equity value si determina come differenza tra Enterprise Value e PFN), per avere una stima dell’Equity Value #2028:
2028 | Sales |
#lamiastartup Enterprise Value | 9.730.000 € |
Cassa (+) | 1.000.000€ |
Debiti (-) | 4.000.000€ |
#lamiastartup Equity Value | 6.730.000€ |
- Il fattore tempo non è mai neutrale in una valutazione: viene infatti “prezzato” attraverso un tasso di sconto che riflette il livello di rischio associato all’investimento.
Nel contesto startup, questo tasso è generalmente molto elevato, proprio per compensare l’investitore del rischio intrinseco legato all’incertezza dei risultati futuri.
La determinazione di un tasso di sconto adeguato è solitamente affidata ad analisti finanziari, investitori professionali o advisor specializzati, e può variare in base al settore, al grado di maturità della startup e al mercato di riferimento.
Per semplicità, ipotizziamo un tasso di rendimento atteso pari al 25% annuo.
2025 | Equity Value (Sales) |
#lamiastartup (i=25%) | 3.445.760€ |
N | 3 |
- Per concludere, possiamo determinare la valutazione pre-investimento (pre-money) della nostra startup.
Questo passaggio è fondamentale per attribuire un valore oggettivo a #lamiastartup prima dell’ingresso di nuovi capitali, tramite Venture Capital Method, e per stabilire quale percentuale di equity debba essere riconosciuta all’investitore in cambio del capitale conferito.
Una startup, infatti, è il risultato combinato dell’impegno dei founder e dei capitali raccolti.
Per questo motivo, è importante stimarne il valore pre-money al fine di definire correttamente il peso dell’investimento esterno rispetto all’intero capitale sociale.Ipotizzando, per semplicità, un investimento iniziale pari a 1.000.000€, possiamo calcolare la quota di partecipazione spettante all’investitore sulla base del valore attualizzato della startup:
2025 | Equity Value (Sales) |
Post-Money Valuation | 3.445.760€ |
Pre-Money Valuation | 2.445.760€ |
Equity to investors | 29% |
Conclusioni
Con un solo esercizio siamo riusciti a ottenere risultati significativi:
- Abbiamo compreso che esistono diversi metodi di valutazione aziendale, e che ne esiste uno specificamente pensato per affrontare le complessità e le peculiarità del mondo startup: il Venture Capital Method.
- Non ci siamo limitati alla teoria: abbiamo applicato concretamente un processo di valutazione, costruendo passo dopo passo la stima del valore della nostra startup. Un’operazione che costituisce le fondamenta di qualsiasi operazione di M&A (Mergers & Acquisitions).
- Abbiamo infine quantificato la quota societaria da riservare agli investitori, in funzione dell’investimento ricevuto e della valutazione pre-money ottenuta. (P.S. conosci cos’è l’option pool?)
Il tutto, evitando l’errore comune di voler valutare una startup con gli stessi strumenti usati per aziende consolidate. Sarebbe come giudicare un candidato agli Oscar con i criteri con cui si valuta il filmino di famiglia che le nonne ci obbligano a guardare a Natale: due mondi diversi, due metriche diverse.
Insomma… facile, no?